Introduzione

Ho ritenuto opportuno pubblicare qui la storia del ruolo svolto da un membro della famiglia fondatrice della Brown University nel corso degli eventi drammatici che hanno avuto luogo a Roma, durante la rivoluzione del 1848-18491Una versione breve di questo saggio è stata presentata il 13 giugno 2017 a Bologna in occasione della celebrazione del 35° anniversario del gemellaggio tra Brown University e Università di Bologna. Ringrazio il professor Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna, per aver ospitato questo evento, e il collega Massimo Riva per il coinvolgimento nella sua organizzazione. E ringrazio Leonora Masini per il suo aiuto con il testo italiano..

Ritratto di Nicholas Brown III, opera di Charles C. Ingham. Courtesy Brown University, Annmary Brown Memorial.

Si tratta della storia del console americano di stanza a Roma in quel periodo, Nicholas Brown, unico rappresentante ufficiale degli Stati Uniti a Roma al momento dell’assassinio di Pellegrino Rossi e della fuga di Pio IX a Gaeta. Questa storia non è mai stata raccontata prima d’ora; oggi è possibile farlo grazie al carteggio di Brown relativo al periodo della sua permanenza a Roma conservato negli archivi della Brown University. Una parte del carteggio fu infatti donata all’Università nel 1927-1928 e subito catalogata alla John Hay Library, eppure l’esistenza di queste lettere è stata a lungo quasi sconosciuta tra gli studiosi italiani del Risorgimento2Koopman, H.L., Librarian’s Annual Report for 1927/28, Brown University, Providence, RI.. Per la verità, si è recentemente scoperto che una porzione significativa del carteggio donato alla Brown University non era mai stata catalogata. Queste lettere, che erano state separate dal resto dell’archivio e sepolte tra le carte conservate nell’Annmary Brown Memorial, sono state rinvenute solo nel 2017.
Prima però permettetemi di fornirvi brevemente alcuni elementi sulla biografia di Nicholas Brown e sul legame della sua famiglia con la Brown University.

Per gli appassionati della storia della famiglia Brown, il Nicholas Brown di cui sto per narrare le gesta dovrebbe a rigore essere chiamato Nicholas Brown III. Suo nonno Nicholas Brown, insieme ai suoi fratelli più giovani, aveva fondato l’azienda di famiglia nel Rhode Island. Coinvolti in tutti i maggiori traffici commerciali transatlantici (tra cui la tratta degli schiavi), divennero tra i cittadini più ricchi e più importanti del Rhode Island. Nel 1764, insieme ai fratelli, Nicholas Brown divenne uno dei fondatori di quello che all’epoca era conosciuto come College of Rhode Island, la settima università a essere stata fondata nelle colonie americane. Il figlio di quell’originario Nicholas Brown, Nicholas Brown II, nato nel 1769, si laureò presso il nuovo College e si unì poi all’azienda di famiglia. Sarebbe stato il suo leggendario dono di 5.000 dollari a spingere il College a modificare il proprio nome in suo onore: fu così che il College of Rhode Island divenne la Brown University. Nicholas III, il figlio primogenito di questo Nicholas, nacque a Providence nel 1792 e anche lui frequentò la Brown University. Nel 1845, quando Brown aveva 52 anni, fu nominato console americano a Roma dal presidente James K. Polk. A quel tempo gli Stati Uniti non avevano relazioni diplomatiche con lo Stato Pontificio e quindi non avevano un ambasciatore3Lo stesso avveniva con la Gran Bretagna; i paesi a maggioranza protestante si opponevano al riconoscimento di uno Stato guidato dal pontefice..

Nicholas Brown (d’ora in avanti ometterò di aggiungere III) è in qualche modo una classica figura americana. Molto agiato e membro dell’élite del New England, egli si atteggiava a campione di tutti quelli che considerava essere i valori fondamentali dell’Illuminismo americano, come quelli repubblicani.
Prima di essere investito di questa carica di console, Brown aveva avuto una vita piuttosto monotona e senza particolari successi. «Lunatico e rancoroso», come lo descrive lo storico di famiglia, era un uomo «insolitamente collerico, aspro e ingrato». Nicholas era stato escluso dagli affari di famiglia dal padre, che lo trovava inadatto a occuparsene; inoltre, aveva trascorso anni a litigare sempre con il padre per questioni di denaro che per lui non era mai abbastanza. Quando il padre morì nel 1841, lasciando indicazioni affinché Nicholas restasse fuori dalla gestione degli affari della famiglia, egli divenne ancora più collerico. In una lettera dell’anno successivo, Nicholas sostenne che avrebbe dovuto impegnare il suo orologio per 50 dollari, aggiungendo: «Speravo che con la sua morte, sia vivendo qui o andando ad abitare altrove, non avrei più dovuto vivere nelle circostanze miserabili in cui ho vissuto per anni fino al momento della sua scomparsa»4Brown 2017, p. 322..

Prima di passare ai suoi exploit a Roma, permettetemi ancora di ricordare che la figlia minore di Nicholas, Caroline, nel 1876 sposò un giovane diplomatico italiano, Paolo Bajnotti che, alla morte di lei, fece costruire in suo onore una torre campanaria di quasi 30 metri all’interno del campus della Brown University. Ma questo non è né l’unico, né il più rilevante segno della presenza delle figlie di Brown nel campus della Brown University. L’altra figlia, Annmary, sposò un eroe della guerra civile americana, Rush Hawkins, un avvocato di successo e un accanito collezionista di arte e libri. Dopo la morte di lei, Hawkins fece costruire nel campus dell’Università un edificio di granito senza finestre stile mausoleo, nel quale Annmary fu sepolta. Anche Hawkins venne seppellito insieme alla moglie in quello che oggi è conosciuto con il nome di Annmary Brown Memorial5Brown 2017, p. 329..
Luogo dove volle che gran parte dei libri e degli oggetti d’arte della sua collezione venisse trasferita e dove tutt’ora è conservata. Fu proprio qui che nel 2017 furono rinvenute numerose lettere di Nicholas Brown, riordinate in un album dallo stesso Hawkins e, a causa di questo, rimaste nascoste agli occhi degli storici.

Eppure il contributo più importante della famiglia Brown alla Brown University va riconosciuto non alle figlie di Nicholas, bensì al fratello minore, John Carter. Egli ebbe il compito di rimanere a casa per amministrare gli affari di famiglia, mentre Nicholas gironzolava per l’Europa. La vera passione di John Carter Brown era quella di collezionare libri antichi. Donati all’Università, essi divennero il nucleo iniziale della Biblioteca John Carter Brown, una delle più importanti biblioteche di ricerca al mondo per quanto riguarda i primi contatti tra l’Europa e le Americhe6Secondo il racconto di Sylvia Brown (2017, p. 324), il nucleo originario della collezione di libri antichi di John Carter Brown proveniva da quelli che Nicholas aveva acquistato in Europa e in seguito, per necessità economica, aveva venduto al fratello..