V. IL CASO CHENGDU: PROTAGONISTI E TENDENZE

Martina Merenda

La città di Chengdu è la capitale della provincia del Sichuan, regione situata nella parte sud-ovest della Cina, nota anche come “Terra dell’abbondanza” (tianfu zhi guo 天府之国), pseudonimo attribuito al territorio grazie al suo clima mite e ai generosi raccolti:

Grazie al terreno fertile, il clima umido e le piogge abbondanti e in particolare dopo la costruzione dell’antico sistema di irrigazione del Dujiangyan durante la dinastia Qin, Chengdu è stata nominata “la Terra del cielo” (o dell’abbondanza) dove il popolo non conosce rabbia alcuna, poiché è in grado di controllare siccità e umidità. Proprio per questo Chengdu è la terra ideale per la crescita artistica ‒ spiega Fan Sack. (Intervista 2019)

Con un numero di abitanti pari a circa 14 milioni e in continua espansione, Chengdu ha intrapreso negli ultimi anni uno straordinario processo di sviluppo grazie alla costruzione di numerosi cavalcavia di notevoli dimensioni, innumerevoli grattacieli, centri commerciali e un sistema di rete metropolitana che copre tutta la superficie della città. Nonostante il forte sviluppo economico, politico e industriale che la caratterizza, la città conserva ancora esempi tipici di architettura tradizionale, di cibo e cultura locali, che preservano l’atmosfera storica cinese e il gusto tipicamente orientale del luogo. Chengdu figura, infatti, come una delle 24 città considerate dallo Stato patrimonio storico e culturale della Cina. Il dialetto parlato a Chengdu è il sichuanese, detto anche “dialetto del Sichuan”. Per essere, però, più precisi e distinguere gli accenti in gran parte diversi dei parlanti delle varie zone del Sichuan, è preferibile parlare di un vero e proprio dialetto di Chengdu.

Il nome della città non è mai cambiato nel corso dei secoli e sin dalla sua fondazione è sempre stata la più importante di tutta la provincia del Sichuan, di cui è capoluogo da oltre due millenni. Il primo gruppo etnico che si stabilì nel territorio circa 5.000 anni fa fu la popolazione Shu (221-264), che fondò il proprio regno lungo la pianura di Chengdu, creando la civiltà più gloriosa che il Sichuan abbia mai conosciuto. Chengdu è stata la dimora di giganti della letteratura, come Sima Xiangru (179-117 a.C. circa) e Yang Xiong (53 a.C.-18 d.C.), autori di epoca Han (206 a.C.-220 d.C.) di prose descrittive e versi, o anche sede artistica di importanti letterati come Li Bai (701-744) e Su Shi (1037-1101), rispettivamente i più eminenti poeti delle dinastie Tang (618-907) e Song (960-1279), e Zhao Chongzuo (934-965), poeta di epoca Shu (221-264) autore dell’opera Tra i fiori, la prima antologia di ci 词 nella storia della Cina (Jiang 2021). Lo ci è un genere poetico cinese, conosciuto anche come changduanju 长短句, “costituito da versi di lunghezza irregolare”, e shiyu 诗余, “poesia di confronto, di contorno”. Originariamente gli ci erano scritti per essere cantati seguendo ritmo, rime e tempo ben precisi.

Anche Du Fu (712-770), altro importante poeta di epoca Tang (618-907), aveva stabilito la sua residenza proprio a Chengdu, dando vita a quello che oggi viene conosciuto come il “Cottage di Dufu” o la “Capanna di Dufu”, un museo e allo stesso tempo un memoriale dedicato alla vita del poeta. Wang Wei (700-761), amministratore di Chengdu durante la dinastia Han, istituì la prima scuola pubblica locale: la Shishi zhongxue 石室中学 (Istituto Shishi), che non ha mai cambiato sede da più di 2.000 anni (Pang 2021). Già nel 938 d.C. l’imperatore Meng Chang (919-965) fondò la prima accademia d’arte reale della Cina a Chengdu. Lo stile decorativo del palazzo che ospitava l’accademia è realizzato attraverso la pittura di fiori e uccelli (hua niao hua 花鸟画), eredità dei padri fondatori di questa tecnica, Xu Xi (886-975), Huang Quan (903-968) e suo figlio Huang Jucai (933-993) (Johnson 2017). La pittura di fiori e uccelli è propria della Cina del X secolo. Gli artisti Xu Xi e Huang Quan sono padroni di due scuole differenti: la prima era guidata da Huang Quan, caratterizzata da un metodo “a contorno” del lavoro a pennello, con enfasi su colori brillanti che riempiono meticolosamente un contorno. La seconda era guidata da Xu Xi, il quale prediligeva tecniche associate alla pittura a inchiostro (ibid.).

Il capoluogo del Sichuan ospita anche numerosi templi buddhisti vissuti non solo come posti in cui pregare, ma anche luoghi dove svolgere attività ricreative. Nei loro cortili e giardini, infatti, ci si incontra per mangiare cibo vegetariano, bere il tè, giocare a carte, cantare brani dell’opera locale o sfidarsi a mahjong. Un tipico esempio è il monastero di Wenshu, il tempio meglio preservato di tutta la città e sede dell’Associazione Buddhista della Regione del Sichuan e della città di Chengdu. Gli antichi tesori artistici sono il fiore all’occhiello del Monastero di Wenshu. Fin dalle dinastie Tang e Song, infatti, più di 500 opere di pittura e calligrafia attribuite ad artisti famosi sono state qui collezionate. Le dimore del monastero ospitano inoltre reliquie preziose e circa 300 statue di Buddha fatte di vari materiali, come ferro, bronzo, pietra, legno e giada (Tay 2019).

Parte importante della cultura della città è l’Opera del Sichuan, una delle più antiche opere regionali cinesi. L’opera cinese si differenzia da quella occidentale in molti aspetti e principalmente per il fatto che raramente presenta una storia raccontata da cima a fondo, o dialoghi/monologhi di stampo teatrale (a eccezione dell’Opera di Pechino). È composta da diverse parti a sé stanti che possono presentare numeri circensi (acrobati, mangiafuoco e clown) o, come ogni altra opera in ogni parte del mondo, parti narrative completamente cantate. L’Opera del Sichuan si caratterizza principalmente per i suoi elementi circensi; gli attori sono spesso acrobati capaci, ottimi illusionisti, abili mangiafuoco o clown esperti, categoria di performer in cui la città di Chengdu eccelle. L’ipnotizzante arte dei “visi cangianti” o bianlian 变脸, che coinvolge l’uso di molteplici maschere (stratificate una sull’altra), è praticata a una strabiliante velocità. L’arte dei “visi cangianti” si è sviluppata circa 300 anni fa, durante il regno dell’imperatore Qianlong (1736-1795) della dinastia Qing (1644-1911). Le tecniche utilizzate per cambiare le maschere sono un segreto gelosamente custodito, tramandato dalle famiglie di teatranti, di generazione in generazione. Anticamente, il colore dei visi degli attori si modificava soffiandovi sopra una polvere colorata. La polvere, infatti, aderiva sulla pelle del viso inumidita e unta dal trucco. Gli attori dei nostri giorni usano maschere di seta dipinta, che coprono l’intero viso e possono essere indossate a strati fino a un massimo di 24. Gli attori odierni sono in grado di cambiare anche 10 maschere in 20 secondi ed è praticamente impossibile vedere il momento preciso in cui le maschere si susseguono una dopo l’altra.

Fermento artistico contemporaneo

La città di Chengdu ha visto fiorire la sua scena artistica solo negli ultimi decenni, con l’apertura di gallerie d’arte contemporanea e musei pubblici. Con un’atmosfera molto diversa dalle frenetiche città di Pechino e Shanghai, Chengdu presenta una visione più locale dell’arte contemporanea cinese. Due esempi sono il Sichuan Art Museum, la più grande galleria d’arte professionale nel sud-ovest della Cina, con sei sale espositive che ospitano opere di artisti cinesi classici e contemporanei, e che vanta una collezione di quasi 8.000 lavori a stampa, e la Galleria d’arte di Wuhou, situata nel giardino dello storico santuario di Wuhou e fondata nel 2013, impegnata a preservare e promuovere l’arte e la cultura nella regione.

Il Museum of Contemporary Art Chengdu (MOCA) è un altro vivido esempio di eccellenza artistica. Inaugurato nel 2011 e situato all’interno del Chengdu Tianfu Software Park, il MOCA ospita intere raccolte di opere d’arte contemporanea provenienti da tutta la Cina e da tutto il mondo e numerose collezioni di artisti occidentali, fra cui Tony Cragg e Picasso. Il Thousand Plateaus Art Space, galleria professionale fondata nel 2007, è anch’essa impegnata nella presentazione e nella promozione dell’arte contemporanea cinese. Dotata di una sala espositiva e di una sala dedicata alle videoproiezioni, è uno spazio rivolto principalmente alla ricerca, alla presentazione e alla promozione di opere e progetti sperimentali dell’arte e della cultura contemporanea della Cina. La galleria svolge attivamente anche progetti di cooperazione nazionale e internazionale. Di grande spessore culturale è inoltre la Chengdu Art Academy, una delle accademie più importanti presenti del capoluogo del Sichuan. Fondata originariamente nel 1980, è la prima organizzazione artistica professionale a livello nazionale creata dal governo e impegnata nella creazione di quadri e calligrafie, nella ricerca sulla teoria dell’arte e nella comunicazione accademica. Attualmente l’accademia organizza scambi culturali e ospita delegazioni di artisti, studiosi di storia dell’arte, calligrafi famosi e pittori.

All’interno di questo scenario artistico e culturale, l’arte dei graffiti si insinua a Chengdu in tempi molto più celeri rispetto ai centri di Pechino e Shanghai, dove il controllo da parte delle autorità era maggiore. «A Chengdu i luoghi dove poter dar vita ai graffiti sono moltissimi. Per quel che mi riguarda, ogni strada principale, luogo pubblico o spazio vuoto, sono luoghi “papabili” per creare un’opera in forma di graffito» racconta Gas (intervista alla Creative Warehouse, nel 2016).

Uno dei siti più belli e caratteristici di Chengdu in cui si possono ammirare graffiti è la Fuqing Road (Fuqing Lu 府青路). In questa strada, lunga quasi 200 m, sono realizzati splendidi graffiti su muri in mattoni rossi. Oltre ai tradizionali draghi dagli sgargianti colori rossi e gialli, si possono ammirare raffigurazioni di automobili, edifici e ponti di Chengdu, murales che trattano i contemporanei temi dell’industria e del progresso e altri dedicati alla riflessione sulla vita cittadina (Luo, Gao 2018).

Altro esempio di invasione di graffiti nella città è un cantiere di circa 400 m, situato sulla Dongda Road (Dongda Lu 东大路 ), che è stato interamente riempito di murales ed è diventato meta particolarmente attrattiva e popolare tra i giovani appassionati di graffiti. Linee sottili, colori intensi e creatività fanno di questo cantiere un nuovo “santuario dell’arte” sito nell’area sud-ovest della città. Tra i temi più rappresentati ci sono vari elementi tradizionali, come i panda giganti e le gru, ma vengono ritratti anche concetti astratti e linee indefinite, dando vita a una zona vivida e colorata che fino a quel momento era stata definita grigia e spenta dagli abitanti del quartiere (ibid.).

Lo spazio artistico in assoluto più affascinante e totalmente dedicato ai graffiti si trova nel distretto urbano U37 Creative Warehouse, una piccola area immersa nella città, nascosta dai grattacieli residenziali (Fig. 13). È un luogo di ritrovo per artisti di vario genere, dai writer1Writer (tuyazhe 涂鸦者 / penzi 喷子 / tuya yishujia 涂鸦艺术家 / xieziren 写字人) – Legato al concetto di writing, si riferisce al graffitista, colui che esegue graffiti concentrandosi soprattutto sul lettering, quindi sulla realizzazione e l’evoluzione di lettere. ai musicisti, dagli appassionati di letteratura agli amanti della cultura orientale.

Fig. 13. Esempi di graffiti nella U37 Creative Warehouse, 2016, Chengdu. Foto di L. Di Labio e M. Merenda scattata il 26 novembre 2016.
U37 Creative Warehouse, 2016. Foto di M. Merenda.
U37 Creative Warehouse, 2016. Foto di M. Merenda.

Data la sua posizione geografica e il suo essere circondata per lo più da catene montuose, la città di Chengdu offre uno stile di vita tranquillo, in qualche modo protetto. Possiede numerosi luoghi silenziosi, a totale contatto con la natura e i suoi elementi. Il buddhismo e il taoismo avvolgono totalmente la cultura quotidiana della città e queste ricche tradizioni permettono agli artisti di coltivare la propria passione in maniera tranquilla e serena, immersi nelle loro ispirazioni ‒ spiega Fan Sack. (Intervista 2019)

Chengdu possiede numerosi centri artistici e molti club. Ogni anno la città si arricchisce di nuovi festival ed eventi, talmente tanti e diversi tra loro che «diventa quasi impossibile elencarli tutti» (ibid.). Grazie all’enorme successo della cultura hip-hop2Hip-hop (xiha 嘻哈) – È un movimento culturale nato in prevalenza nelle comunità afroamericane e latine del Bronx, quartiere di New York, alla fine degli anni Settanta. I quattro principali aspetti o elementi della cultura hip-hop sono la parola, la musica, il movimento, il segno: lo MCing (shuochang 说唱), anche noto come musica rap, introdotto dagli afroamericani (MC è l’acronimo di Master of Ceremony); il Djing (dadie 打碟), introdotto dai giamaicani; il graffiti writing (tuya shuxie 涂鸦书写), la breakdance (diban wu 地板舞 o pili wu 霹雳舞) introdotti dai portoricani. e alla sempre maggiore diffusione dei graffiti, ogni anno la città vede l’arrivo di nuovi rapper e giovani writer che si avvicinano al mondo dell’arte di strada. Il Chengdu International Landscape Graffiti Festival, tenutosi il 19 giugno 2019, è un vivido esempio di come diversi artisti e diverse opere d’arte possano coesistere in un unico scenario. L’evento ha riunito un vasto numero di artisti di fama, provenienti da tutto il mondo per creare graffiti in 3D in 14 luoghi turistici della città, tra cui Chunxi Road, Taikoo Li e Lan Kwai Fong (Yaobin 2019).

Chengdu si presenta dunque come una città periferica in cui la cultura dei graffiti è particolarmente fervida. Tra i numerosi writer che vi operano, una particolare attenzione deve essere rivolta a Gas e Fan Sack, poiché ritenuti dal pubblico e dai media i due writer più famosi e riconosciuti a livello non solo locale, ma anche internazionale. Questi due artisti presentano una diversa prospettiva attraverso cui intendere i graffiti: Gas è un writer di Chengdu che continua a operare alacremente in città e sente forte il richiamo alla propria cultura, Fan Sack è originario di Chengdu, dove ha iniziato la propria carriera artistica come graffiti writer, ma vive e opera attualmente a Parigi con l’obiettivo fondamentale di diffondere la propria arte in giro per l’Europa, virando verso un linguaggio artistico più figurativo. Autore di opere che spaziano dal writing alla street art3Street art (jietou yishu 街头艺术) – In italiano “arte di strada” o “arte urbana”, è un termine di origine massmediatico che cerca di definire e circoscrivere tutte quelle forme d’arte che si manifestano in luoghi pubblici, spesso illegalmente, con le tecniche più disparate. Nasce e si evolve da una costola del graffiti writing, si sviluppa e si estende nel tempo in pratiche diverse: sticker art, stencil art, poster art, proiezioni video, sculture, installazioni e performance. fino alla pittura, Fan Sack incarna l’esempio di un writer emigrato, che ha saputo mantenere un’identità prettamente orientale all’interno delle proprie opere.

Il “respiro” orientale nell’opera di Gas

Chen Zhipeng 陈志鹏, meglio conosciuto come Gas (in cinese Qi 氣) ma sin da giovane soprannominato anche Shui Gui 水鬼 (fantasma dell’acqua), nasce nel 1989 e ha attualmente 33 anni. È originario di Chongzhou, una cittadina situata poco fuori Chengdu. La scelta della tag4Tag (qianming tuya 签名涂鸦) – È lo pseudonimo, il nome d’arte o il nome in codice che ogni graffitista, mc e breaker, usa per distinguersi, farsi riconoscere e per segnalare la propria presenza in città. La tag è la struttura portante del fenomeno del writing, poiché è la forma più basilare di graffiti, realizzata con spray o marker. L’elaborazione della tag rappresenta lo stile personale del proprio autore. Tutti i pezzi, anche i più grandi, i più colorati, i più elaborati rimangono sempre delle firme. L’attività di marcare una superficie con una tag viene chiamata tagging-up. Per tag bombing, letteralmente “bombardamento di tag”, si intende infatti la riproduzione della propria tag su vasta scala in una determinata area di un centro urbano. La tag può rappresentare anche un segno di riconoscimento tra gruppi. Più writer o mc che si incontrano possono decidere di firmarsi tutti con un’unica tag, in modo da farsi riconoscere come gruppo (cfr. Crew). cinese con il carattere classico qi 氣, traduzione della parola “gas”, deriva dalla filosofia orientale del tao (Tav. 25).

Tav. 25. Gas, Qi 氣 (Gas), 2019, vernice spray su muro, Chengdu, Distretto Jinniu, Lin Xiang Zi. Cortesia dell’artista.

Come spiega lui stesso:

La prima cosa che volevo fare quando ho iniziato a fare graffiti era semplicemente diventare famoso. La prima tag che ho scelto è stata Code321, ma l’ho utilizzata solo per un paio di anni. Ho capito che nessuno mi avrebbe ricordato perché ero solo un “codice”. Così ho cambiato la mia tag in qualcosa che mi identificasse davvero […]. Il simbolo del tao è composto da una metà bianca e una metà nera. L’essenza del tao è che quanto più il colore bianco dominerà, tanto meno sarà il nero e quanto più dominerà il nero, tanto meno sarà il bianco. Qi significa “respiro” e quindi per me il qi è il “respiro orientale”, l’essenza di tutto. Lo spirito del qi è ovunque, anche in questo momento tra me e te. (Intervista 2016)

Gas, Qi 氣 (Gas), Dong San Huan Street, Chengdu, 2017. Cortesia dell’artista.
Gas, Qi 氣 (Gas), Wuhou District, Chengdu, 2017. Cortesia dell’artista.

Nella storia del pensiero cinese, l’idea del qi ha per lo più il significato di “energia vitale”. Il qi viene distinto in da qi 大氣, ossia “grande energia” o “energia del macrocosmo”, e in xi qi 吸氣, ovvero “respiro”. In origine il da qi, condensandosi, sarebbe sceso dando origine alla terra, per cui la pioggia viene intesa come qi della terra e, rarefacendosi, sarebbe salito dando origine al cielo, per cui il vento viene inteso come qi del cielo. L’essere umano, che si trova tra cielo e terra, ha in sé entrambe le manifestazioni del da qi: quella più pesante ne forma il corpo, quella più leggera ne forma il cuore (Pasqualotto 2007, pp. 108-110). Scegliere il carattere qi come tag ha dunque un alto valore legato profondamente alla storia del pensiero cinese. L’idea di qi è inoltre connessa a un altro concetto fondamentale del pensiero cinese, quello di xing 行 (fase, processo). Il concetto degli wu xing 五行 (lett. cinque elementi, ma più precisamente definiti come i cinque processi) descrive la natura come un insieme di cinque elementi che la compongono (fuoco, acqua, metallo, legno e terra) e una risultante delle relazioni che intercorrono fra essi. Facendo riferimento a questi due concetti fondamentali della cultura cinese (qi e xing), Gas mette in evidenza, già nella scelta del suo nome, come la sua volontà sia quella di infondere nella propria arte il “respiro” orientale.

L’artista entra in contatto con il mondo della cultura hip-hop a soli 12 anni, attraverso riviste e siti web, ispirandosi ai cosiddetti SUK (Stick Up Kids). Il nome fa riferimento a una crew5Crew (tuandui 团队) – Letteralmente “ciurma”, “equipaggio”; nella cultura hip-hop si riferisce a una cerchia di persone che collaborano a un progetto artistico o culturale, come ad esempio un gruppo di writer, o un gruppo di ballo. Nel graffiti writing, sottintende un gruppo organizzato di writer che creano pezzi comuni dipingendo insieme. Solitamente sono amici, quindi tra loro c’è stima e rispetto reciproco; un writer può anche appartenere, nel corso del tempo o contemporaneamente, a più di una crew. Il nome di una crew è molto spesso un acronimo, che può avere anche più di un significato ed è composto solitamente da due o tre lettere. In molti casi il nome della crew viene scritto, come la tag, a lato del pezzo oppure si creano pezzi con la sigla della crew, con accanto le tag dei componenti. fondata da Cantwo, writer originario del Bronx nel 1983, e ai MSK (Mad Society Kings), una crew operante in diverse parti del mondo, in particolare in città come Los Angeles, San Francisco, Brighton, Bristol, Atlanta, Bangkok, Oakland e Houston. Gas si appassiona alla cultura underground e tre anni dopo decide di prendere in mano una bomboletta spray. Sebbene abbia iniziato a frequentare l’accademia d’arte all’età di 19 anni, non ama definirsi “artista” a tutto tondo, ma semplicemente writer (xieziren): «Ricordo quando a 15 anni ho preso in mano per la prima volta una bomboletta e ho iniziato a dipingere su un muro. Guardavo i graffiti prendere forma e rimanevo letteralmente a bocca aperta» (Charlie 2011a).

I giovani writer cinesi a quell’epoca erano ancora alle prime armi dal punto di vista tecnico. Molti di loro provenivano da accademie artistiche, da una preparazione e un’esperienza prettamente “scolastica”. Avevano pertanto la capacità di apprendere velocemente, erano grandi studiosi e in gran parte molto preparati sull’arte, ma non avevano abbastanza esperienza pratica nel campo dei graffiti:

Credo che i giovani cinesi apprendano velocemente, il progresso e l’industrializzazione vanno avanti a ritmi inimmaginabili, ma loro non hanno abbastanza conoscenza a livello culturale. Per me è stato diverso. Sono entrato in contatto con la cultura hip-hop all’età di 12 anni. A 15 ho cominciato a fare street art, dipingendo sui muri e a 19 sono entrato in accademia. Si può dire che il mio sia stato un percorso praticamente inverso, dall’esperienza “in strada” all’ambito accademico. A quel punto ho finito con l’innamorarmi totalmente del mondo dell’arte ma ne ero di fatto già totalmente immerso. (Ibid.)

L’essenza del qi è ovunque, così come l’intento di Gas è quello di portare la sua tag ovunque e diffondere la sua arte. Per fare ciò, egli preferisce realizzare opere in cui la lingua cinese è la componente dominante, utilizzando prettamente caratteri cinesi tradizionali e non nella loro forma moderna semplificata, come invece ci si sarebbe aspettati da un writer contemporaneo: «Io sono cinese e dunque sin dall’infanzia mi sono sempre espresso in lingua cinese e non saprei dar forma alla mia arte se non attraverso la mia lingua madre. Gli americani parlano americano e si esprimono nella loro lingua, e io faccio altrettanto con la mia. Lo trovo assolutamente naturale» (intervista 2016).

Gas, Yu 雨 (Rain), U37 Creative Warehouse, 2016. Cortesia dell’artista.

L’opera dal titolo Feng 風 (Vento, Tav. 23) è un chiaro esempio di come la lingua cinese e in particolare i caratteri classici siano quasi una costante nelle opere di Gas. Ciò a dimostrazione di quanto la cultura tradizionale sia importante per il writer e di quanto egli desideri diffondere, attraverso la propria arte, gli insegnamenti principali della filosofia buddhista. Il pezzo6Piece o pezzo (zuopin 作品) – È una sorta di tag ingrandita, eseguita con la bomboletta, raffigurante lettere a più colori; più in generale, è il termine maggiormente usato per definire un graffito e contrapporlo alla semplice tag. Un pezzo rappresenta il terzo stadio dell’evoluzione delle lettere, dopo la tag e il throw-up. è costituito dal carattere feng 風 trascritto in forma tradizionale non semplificata, le cui forme sono state rielaborate adattandole a uno stile consono a un graffito contemporaneo. Il carattere è infatti rappresentato in un caratteristico stile 3D con uno spesso outline7Outline (lunkuoxian 轮廓线) – Contorno, profilo delle lettere, la linea esterna del graffito che definisce e modella la struttura del pezzo. di colore viola scuro che, insieme alle sfumature digradanti di colore interne al carattere, gli conferisce tridimensionalità. All’interno vi sono varie stratificazioni di colori che partono dal rosso mattone, fino ad arrivare al giallo paglierino.

Tav. 23. Gas, Feng 風 (Vento), 2016, vernice spray su muro, Chengdu, U37 Creative Warehouse. Cortesia dell’artista.

Attorno al carattere, di grandi dimensioni, vi sono diverse scritte: in alto a sinistra, i caratteri Hao Qiao 好巧 (How Chill) rappresentano la tag del duo artistico-collaborativo tra Gas e Seve (o Seven), writer della ABS crew di Pechino; in alto a destra, c’è la data di esecuzione dell’opera (2016); in basso a sinistra, il titolo dell’opera Feng 風 scritto in caratteri non semplificati. Al centro, appena sotto il carattere, vi è la tag della KB crew di Hong Kong, con cui spesso Gas si trova a collaborare a Chengdu. Infine, sulla destra, compare la tag dell’artista scritta in lettere latine GAS. La scelta del carattere classico feng potrebbe avere un duplice significato: in primo luogo, è uno dei 214 radicali presenti nella lingua cinese. In cinese il “radicale” (bushou 部首) è una componente grafica presente all’interno di ciascun carattere, che viene utilizzata per classificarlo e quindi ordinarlo all’interno dell’indice del dizionario (Abbiati 1992, p. 32). I radicali sono le chiavi interpretative che individuano la classe semantica a cui appartiene ogni singolo carattere e, solitamente, conservano un certo valore ideografico. In secondo luogo, la scelta del carattere feng nella sua forma tradizionale potrebbe essere un chiaro richiamo alla filosofia buddhista. Come spiega lo stesso Gas: «È la filosofia buddhista a influenzare la mia arte ed è la sola cosa che mi rappresenta davvero» (intervista 2016). In cinese classico, infatti, la parola feng ha anche l’accezione di “influenzare”, «rimettere sulla retta via colui che ha perso il cammino» (Arcodia 2008, p. 57), come a denotare la volontà dell’artista di diffondere la propria cultura e ridare luce a un classicismo in chiave contemporanea. L’utilizzo da parte dell’artista di caratteri non semplificati vuol dire riassaporare l’antico splendore artistico della classicità cinese e, in particolare, della sua antica scrittura, facendola rivivere nella contemporaneità del writing.

Sebbene ami dipingere da solo ed essere totalmente indipendente, allo stesso tempo a Gas piace molto lavorare con altri writer e intraprendere collaborazioni (intervista 2016). Egli, infatti, si trova spesso a realizzare a Chengdu opere con la KB crew, acronimo di Kong Boys, in cui “Kong” sta per Hong Kong, luogo in cui la crew opera generalmente. In ambito buddhista il significato della parola kong 空 è associato al concetto di shunya, “nuda essenza”, il “vuoto” di fronte al quale le armi ideologiche vengono smussate e le cose vengono viste semplicemente così come sono e come appaiono, nella loro pura essenza (Arena 2016, p. 14). Un altro significato di kong in cinese è “spazio libero”, come a rimarcare la volontà della crew di voler riempire con le loro opere ogni luogo possibile. Per la sua bravura, alla crew viene spesso attribuito il titolo di gancai 干才 (persone dotate di particolari attitudini e capacità). Non si può stabilire esattamente il numero di membri che ne fanno parte poiché, come spiega lo stesso Gas, i writer non rilasciano alcuna intervista ufficiale: «Il gioco è questo: tu mi conosci, sai chi sono perché trovi la mia firma sulle mie opere, trovi traccia di me ma non vedrai mai il mio volto. È difficile stabilire realmente chi siamo e quanti siamo, sarebbe come “smascherare” la nostra identità» (intervista 2016).

Nel 2009, anno in cui la street art e i graffiti in Cina erano ancora agli albori, Gas incontra He Li, meglio conosciuto come Seven (a.k.a. Seve), membro della ABS crew di Pechino (cfr. cap. III). Quando il gruppo partecipò alla famosa competizione asiatica chiamata Wall Lords Graffiti Battle di Chengdu, nel 2011, aggiudicandosi il primo posto (Tav. 13), fu proprio Gas a premiare la crew (Charlie 2011b).

Dalla collaborazione fra Gas e Seven nasce la tag How Chill (in cinese hao-qiao 好巧, lett. ingegnoso, dalle grandi abilità). Un esempio di una loro opera congiunta è quella realizzata nel 2019 a Kuixinglou, famosa strada di Chengdu in cui molti artisti, fra cui anche Fan Sack, hanno lasciato traccia dei loro graffiti (Tav. 24). L’opera è divisa in due parti nettamente distinte: a sinistra campeggia la parola cinese Chengdu 成都 realizzata da Gas in wildstyle8Wildstyle (kuangye fengge 狂野风格) – Complessa costruzione di lettere assemblate per dare una forma e una dinamica particolare al pezzo. In questo stile le lettere vengono distorte e sovrapposte e talvolta arricchite da frecce tridimensionali, tribali, picche, puppet e altri elementi decorativi che danno idea di movimento e confusione. Questo stile può essere straight o soft: nel primo caso, è simmetrico e le frecce che formano le lettere tracciano angoli spigolosi; nel secondo caso, è asimmetrico e gli angoli sono sostituiti da frecce curve con punte arrotondate. Per aumentare la percezione di profondità dell’opera, oltre all’inserimento di collegamenti fra i caratteri, si può addirittura trasformare tutta la struttura della parola in un elemento tridimensionale. Questa forma intricata di graffiti, dall’inglese “stile selvaggio”, è considerata la forma di writing più difficile da eseguire e spesso le scritte sono indecifrabili per i non addetti ai lavori.. I caratteri Chengdu 成都 sono di color arancio, giallo e bianco, contornati dal nero e dal blu scuro che ne conferiscono la tridimensionalità. Sullo sfondo vengono utilizzati invece i toni del blu e dell’azzurro, che rendono il pezzo ancora più vivace, in un movimento quasi tremolante, entrando in netto contrasto con la parte destra dell’opera, realizzata invece da Seven e divisa da quella di Gas da una catena a forma di S. Qui troviamo le due iniziali LA (Los Angeles), realizzate da Seven in stile 3D con vari puppet9Puppet (tu’an 图案) – Letteralmente “pupazzo”, “bambolotto”; è in genere un elemento figurativo che affianca i graffiti. Può essere una figura umana, un mostro dalle sembianze animali, un personaggio dei fumetti o dei cartoni animati. rappresentanti alcune figure della comunità chicano (o chicana), termine identitario con cui gli stessi popoli di origine messicana residenti negli Stati Uniti hanno deciso di definirsi e che compare chiaramente nella scritta sullo sfondo del pezzo. I chicanos sono un gruppo etnico americano che, a detta di Gas, è molto apprezzato dal suo collaboratore. A partire dagli anni Sessanta, questa comunità costruì uno stile di vita e soprattutto un modo di vestire che voleva rappresentare un’icona di rivalsa sociale: abiti larghi, cappelli piatti, catene (che ritroviamo infatti nel pezzo), orologi e tatuaggi particolari (di cui vediamo uno studio in basso a destra). Seven realizza immagini per lo più in bianco a nero, fatta eccezione per i contorni dorati della sigla LA che vanno a far risaltare le lettere, conferendo loro tridimensionalità e catturando immediatamente l’attenzione dello spettatore. In alto a sinistra compare un messaggio scritto in lingua inglese, accompagnato da un trifoglio di colore blu, simbolo di un chiaro appello della comunità: If I had an end in my heart, I would prefer that I should never arrive(d) (Se avessi una fine nel mio cuore, preferirei non arrivarci mai). La scritta è accompagnata da una macchina sfrecciante tra le nuvole. Come afferma Gas: «Ho avuto modo di collaborare con alcuni marchi per creare delle campagne pubblicitarie, ma il tutto si è fermato solo ed esclusivamente alla mera sfera commerciale. Non è arte, è business!» (intervista 2016).

Tav. 24. Gas e Seven, graffito firmato How Chill, 2019, vernice spray su muro, Chengdu, Kuixinglou. Cortesia degli artisti.

How Chill è infatti simbolo di una collaborazione nata per raccogliere fondi destinati a promuovere la diffusione dell’arte dei graffiti. Tra commissioni per marchi come la National Football League (NFL) e la Nike, oltre a ristoranti e palestre di lusso, il duo degli How Chill guadagna abbastanza per investire sulla formazione di giovani writer e diffondere la cultura underground. Il canale principale attraverso il quale Gas e Seven realizzano questo progetto è lo Still Writing, un negozio di vernici spray nascosto all’interno del parco industriale culturale e creativo Red Star 35 di Chengdu. Sebbene il negozio sia ultimamente in deficit, i writer sono comunque felici di aver creato un polo dove i giovani artisti di strada possono raccogliere e acquistare materiali per le loro creazioni, poiché lo ritengono un servizio della massima importanza.

Nonostante le collaborazioni con i grandi marchi siano importanti per la sopravvivenza dei writer e anche per creare un mercato che permetta di avere le giuste attrezzature per la propria arte, Gas non rinuncia mai al semplice e puro piacere di dipingere, prendendo accordi col governo per creare spazi aperti e legali dove potersi esprimersi liberamente:

A Chongzhou, da dove provengo, c’è una strada lunga 100 m, coperta di graffiti su entrambi i lati. Tutto ciò è stato fatto da me, in maniera del tutto legale. Prima ho parlato con i funzionari della città. Sanno che sono un bravo ragazzo e che non vado contro il governo. E per questo sono riuscito a ottenere la concessione dello spazio. Alcune persone sono davvero avare quando si tratta della loro arte, vogliono semplicemente ricavarne del denaro. Per me invece parte tutto dal piacere di esprimermi. Prima di ricavare del denaro dalle tue opere, devi migliorare le tue abilità. Questo è ciò che sento di dire. […] La vera essenza del writing e della street art in generale è quella di dipingere affinché il pubblico si diverta e ammiri ciò che fai. Fotografare i graffiti e metterli online è bello, ma non è questo il punto. Non faccio graffiti per raccogliere le immagini, l’obiettivo primario per me è metterli in mostra per strada. Voglio dipingere su strade grandi, voglio trovare grandi strade dove inserire la mia arte, grandi angoli, luoghi notevoli. Voglio portare la mia arte in strada. Spero che Chengdu cresca per abbracciare la street art in tutte le sue forme. È questo che mi auguro per il futuro. (Ibid.)

Fan Sack: dal writing alla pittura di ispirazione buddhista

Il panorama urbano di Chengdu è molto cambiato negli ultimi vent’anni e ogni anno nuovi artisti come Pang Fan 庞凡, meglio conosciuto come Fan Sack, si affacciano al panorama dell’arte di strada. Artista originario della città di Chengdu, successivamente attivo a Parigi dal 2008, Fan Sack inizia la sua attività di writer già nel 2003, all’età di 15 anni:

Anche quando ero molto giovane, quando non riuscivo a leggere, guardavo libri e fumetti, e le foto mi parlavano molto. Ma non ho mai pensato di diventare un disegnatore o uno scrittore. Crescendo, quando avevo circa 15 anni, ho incontrato persone che praticavano skating a Chengdu, in un momento in cui questo tipo di sport era alquanto mal visto. Ho pensato che fosse bello e poi c’erano delle opere in graffiti che facevano da sfondo. Così ho cominciato anch’io. Eravamo un gruppo molto piccolo di cinque giovani in una città di diversi milioni di persone, con gli stessi gusti e le stesse passioni. Abbiamo dipinto in strada perché all’epoca, per la nostra cultura, graffito era sinonimo di vandalismo. Abbiamo avuto molti problemi con la polizia e anche con i nostri stessi concittadini, perché quello che stavamo facendo era assolutamente nuovo e incomprensibile agli occhi del pubblico. Nessuno l’aveva mai visto prima. Fino ad allora il nostro spazio pubblico, le nostre mura erano occupate solo dalle pubblicità o dalle frasi ufficiali del governo e del partito comunista. (Boraccino 2019)

La scelta di associare al suo nome la tag Sack risale ai suoi primi anni di carriera: «Ho utilizzato questo nome sin dagli esordi della mia vita artistica. Quando mi sono trasferito a Parigi non ho potuto fare a meno di notare come le tag siano impresse ovunque e di quanto rappresentino un marchio ben visibile per gli artisti stessi. Ho pensato che per me avrebbe dovuto essere lo stesso» (intervista 2019).

Dopo aver realizzato sin dalla tenera età pitture tradizionali cinesi e di stampo prettamente orientale, Fan Sack dichiara la sua passione per l’arte di strada e soprattutto la volontà di espandere i graffiti attraverso la propria cultura sichuanese:

Penso che creare graffiti sia stato e sia tuttora per me un processo assolutamente naturale. Ho iniziato a disegnare e a dipingere quando ero soltanto un bambino. Come qualsiasi cosa nella mia vita è stata una scoperta, la ricerca di qualcosa di nuovo da sperimentare. Ho sempre aperto il mio cuore e la mia mente a nuove esperienze e probabilmente è proprio questo che mi ha permesso di costruire la mia carriera artistica […]. Voglio essenzialmente esprimermi. Ci sono talmente tante idee nella mia mente, che devo necessariamente trovare un modo per poterle comunicare agli altri. Attraverso i miei graffiti voglio mostrare la cultura di Chengdu, lo stile di vita e l’essenza della mia città, come l’arte di bere il tè, mangiare le tipiche hot pot10La tipica hot pot è una ricetta tradizionale della cucina cinese. Si posiziona al centro della tavola una pentola in metallo con brodo bollente, mantenuto sempre caldo da un fornellino sottostante. Il contenitore può essere diviso in due o più parti per separare liquidi diversi, più o meno speziati, ed è accompagnato da una serie di piatti con vari ingredienti crudi: dalla carne al pesce, verdure miste, noodles e diversi tipi di condimenti. Ogni commensale prende ciò che desidera e lo immerge nel brodo caldo il tempo necessario per cuocere l’ingrediente. L’ultimo step prevede di intingere il cibo appena cotto in una salsa, in genere olio di sesamo. e giocare a mahjong. Sono queste le vere storie di Chengdu. Ciò che mi auguro davvero è che si sviluppi l’arte dei graffiti nella mia città. La cosa più importante per raggiungere questo obiettivo è far sapere alle persone cosa stai dipingendo. E da qui, la mia idea di dipingere essenzialmente le loro vite. Studio molte tecniche e vari stili di pittura, ma penso che i graffiti siano il modo migliore per mostrare il mio lavoro al grande pubblico. Non voglio dipingere a casa, dove nessuno può vedere ciò che voglio comunicare. Facendolo all’aperto, tutti hanno la possibilità di apprezzarlo. (Ibid.)

All’inizio della sua carriera, Fan Sack si dedica dunque a “bombardare” le strade di Chengdu con la sua tag e sperimentare varie forme di writing, dal semplice tagging-up alla creazione di pezzi più complessi, dove rielaborare nuovi stili provenienti dalla “vecchia scuola”. Un esempio di questo tipo di opera è un pezzo realizzato a Chengdu con la vernice spray nei suoi primi anni di carriera, in cui ritrae la sua tag “SACK” in forma piuttosto articolata, utilizzando la tecnica del wildstyle e facendo un sapiente uso del 3D. Le lettere, totalmente bianche, sono contornate da uno spesso outline di colore nero che ne conferisce la tridimensionalità. I colori sono molto accesi e, se non fosse per piccolissimi dettagli quali minuscoli fiori di loto o foglie di bambù all’interno delle lettere, nulla sembrerebbe farci pensare a un’opera cinese bensì a un writing di stampo prettamente occidentale. È da notare come il pezzo centrale con la scritta SACK sia sempre accompagnato dalla parola Yan (occhio) riportata in diverso modo vicino o dentro il pezzo e che accompagnerà l’artista in tutta la sua carriera, pur acquisendo in tempi recenti forme differenti.

In un’altra opera del 2008 (Tav. 26), per esempio, la parola Yan è ripetuta più volte, a conferma dell’importanza che questo elemento acquisisce per Fan Sack fin dall’inizio: intorno alla tag “SACK”, realizzata in forma elaborata attraverso il suo caratteristico wildstyle con accenni di 3D, la parola Yan è reiterata più volte in negativo (bianca su fondo arancione) attraverso un lettering11Lettering – Si riferisce allo stile delle lettere ed è il concetto fondamentale del writing. Se sei un writer, scrivi prima di tutto lettere, che possono essere diverse nelle dimensioni e negli stili: block, lettere di grandi dimensioni, squadrate o rettangolari, generalmente riempite con un solo colore; soft, lettere rotonde, morbide, dalla forma simile a quella delle nuvole, in genere di un solo colore all’interno di un outlinebubble style, lettere con stile “a bolla”, le lettere sembrano bolle di sapone, colorate con molta precisione, con un largo outlinewildstyle, tradotto “stile selvaggio”, le lettere sono composte da frecce tridimensionali intersecantesi, che danno idea di movimento e confusione. Nel caso della graffiti art cinese, dato che molti writer si servono anche dei caratteri per i loro pezzi, è stato necessario coniare un nuovo termine che indicasse lo stile dei caratteri: il Charactering. che richiama un font tipografico di chiara lettura. Questa scelta può definirsi come un evidente preludio di quella che diventerà per l’artista non solo una semplice tag ma un simbolo, o ancora meglio, una tag iconica (un occhio all’interno di un sole) che ritroviamo in tutte le sue opere più recenti (cfr. Rupa Fig. 14). In quest’opera Fan Sack inserisce anche due puppet: il primo, sulla destra, in stile cartoon che ritrae un writer con una bomboletta spray in mano, dal cui getto si origina il lettering all’interno di un cono dove viene rappresentata la tag “SACK” (il pezzo vero e proprio) in wildstyle. All’estremità sinistra della scritta è ritratto il secondo puppet in forma realistica: si tratta di un autoritratto di Fan Sack, colto di spalle, con la bomboletta spray in mano, intento a dar vita alla propria opera. Accanto alla data di realizzazione del graffito, posta in basso a destra e scritta in forma cinese, ossia, seguendo l’ordine anno- mese-giorno (2008-08-11), è riportato il nome della città di Chengdu 成都 realizzato in caratteri, unica traccia di “cinesità” che si può riscontrare nell’opera.

Tav. 26. Fan Sack, SACK, 2008, vernice spray su muro, Chengdu. Cortesia dell’artista.

Sebbene nel tempo Fan Sack sia diventato un artista famoso, conosciuto a livello internazionale, e abbia affiancato al lavoro in strada quello realizzato nel suo studio, destinato a essere esposto all’interno di mostre e gallerie, egli sa perfettamente quali siano le sue origini e ricorda esattamente da dov’è partito. Per questo motivo torna spesso a Chengdu, per dedicarsi alle opere su strada e promuoverne la diffusione:

Ho creato graffiti in molte parti della città, come Jiuyanqiao, noto per i suoi numerosi locali di musica dal vivo, ma uno dei luoghi che preferisco in assoluto è la più recente strada pedonale di Chengdu, Kuixinglou. È una zona molto ambita dai giovani, con locali alla moda e tipici ristoranti hot pot. Kuixinglou è un ottimo posto per dar vita alle proprie creazioni anche perché si trova proprio accanto al Nu Space, uno spazio innovativo di Chengdu costruito per spettacoli dal vivo e proiezioni di film. […] Promuovo molto la cultura hip-hop e la diffusione dei graffiti in Cina. Ogni volta che torno a Chengdu mi piace scoprire come il writing sia in continua evoluzione. Quindi amo partecipare a eventi e festival, soprattutto che coinvolgano i giovani e che mi rendano fiero e orgoglioso di poter dare il mio contributo alla diffusione dei graffiti. (Ibid.)

Esempio recente di iniziativa a cui ha preso parte l’artista è il Simple Urban Plus Festival, un festival di musica e d’arte dedicato ai giovani, svoltosi a Chengdu il 2 e 3 novembre 2019. L’evento ha preso vita all’interno del Chengdu Tianfu Furong Garden, coinvolgendo giovani e talentuosi musicisti come Jackson Wang12Jackson Wang è un rapper, cantante, ballerino e conduttore televisivo di Hong Kong. È un membro del gruppo musicale sudcoreano Got7 sotto la JYP Entertainment, ed è noto per le sue apparizioni nei reality sudcoreani, in particolare Roommate. È anche attivo in Cina come cantante solista e conduttore televisivo., idolo della nuova generazione rap, e creando un contest13Contest (duijue 对决) – Gara o battle legale tra breaker, dj, mc o writer. La più importante in Cina è la Wall Lords Graffiti Battle, chiamata anche semplicemente Wall Lords (Zhanqiang 战墙). dove realizzare arte di strada. Fan Sack ha partecipato all’evento realizzando l’opera dal titolo Fu lu shou xi 福禄壽禧 (Tav. 28). I quattro caratteri di cui si compone l’opera, e da cui deriva il titolo, sono posizionati l’uno accanto all’altro su singoli pannelli e si leggono da destra verso sinistra come da lettura tradizionale cinese. Era molto frequente in Cina, e lo è tuttora, che templi, edifici pubblici importanti e non solo, avessero delle insegne sulla porta principale con il nome dell’edificio scritto in stile calligrafico e con i caratteri disposti esattamente nello stesso ordine che troviamo qui, da destra verso sinistra. In quest’opera, Fan Sack si è sicuramente ispirato a questa consuetudine cinese. Anche nella scelta dei caratteri si è rifatto alla cultura tradizionale cinese, ma in questo caso al filone popolare. L’insieme dei quattro caratteri è un’espressione beneaugurale molto usata che significa letteralmente “Fortuna, longevità, prosperità e felicità”. Fu 福 (felicità) è inoltre un carattere molto ricorrente nella cultura popolare, che ritroviamo spessissimo sulle porte delle case e in molti ambiti della vita quotidiana. La frase è probabilmente un messaggio rivolto ai giovani cinesi che si affacciano alla vita urbana e all’arte di strada, un tipo di arte che vuole proprio rifarsi e dare voce a quella cultura popolare da cui la frase si origina. L’opera è realizzata esattamente come una calligrafia: il tratto vuole riprodurre quello del pennello sulla carta e lo stile è molto simile al kaishu con accenti di stile corrente o semicorsivo (xingshu) in alcuni attacchi tra i tratti dei caratteri. Il grande formato della scrittura richiama le calligrafie a grandi caratteri (dazi shufa) della tradizione classica. Al contrario della calligrafia tradizionale, che è sempre monocroma (il nero dell’inchiostro sul bianco del foglio), ciascun carattere è qui disposto all’interno di una serie di caleidoscopici cerchi concentrici che fanno da sfondo e donano tridimensionalità al carattere stesso. Dal verde e giallo accesi, si passa al nero e viola e nell’insieme tutta l’opera è ricca e vivace nell’utilizzo dei colori.

Tav. 28. Fan Sack, Fu lu shou xi 福禄壽禧 (Fortuna, longevità, prosperità e felicità), 2019, acrilico su pannello, Chengdu, opera realizzata durante il Simple Urban Plus Festival. Cortesia dell’artista.

Un’altra opera in cui Fan Sack fa esplicito riferimento alla calligrafia cinese, riallacciandosi questa volta alla storia dei graffiti cinesi e a una delle figure più rappresentative del tentativo di coniugare calligrafia e graffiti, è quella realizzata nel 2011 a Hong Kong (Tav. 27), in cui decide di ritrarre la figura dell’artista Tsang Tsou-choi (Ceng Zaocai), meglio conosciuto come King14King (wangzhe 王者) – Si riferisce a una sorta di guida per gli altri graffitari. In genere è il più bravo, il più abile ed è rispettato da tutti. Un writer viene reputato king solo nel caso in cui un altro king lo consideri tale. La competizione che porta a ottenere questa “carica” può riguardare la quantità di pezzi fatta in una città, lo stile e l’originalità, oppure l’esperienza. of Kowloon (1921-2007), famoso per aver operato nel settore della street art di Hong Kong per oltre 51 anni. Lo sfondo dell’opera di Fan Sack è intriso di calligrafie, una chiara riproduzione di quelle eseguite da Tsang Tsou-choi, seguendo il suo stesso stile e la sua stessa idea. Al centro dell’opera, invece, Fan Sack ritrae il “Re di Kowloon” intento a realizzare le proprie calligrafie chinato su se stesso. Infatti, negli ultimi anni della sua vita, Tsang Tsou-choi non riusciva più a mantenere una postura eretta, ma continuava comunque a realizzare le proprie calligrafie. A destra compare un contatore della luce, anch’esso intriso di simboli calligrafici che imitano lo stile del King of Kowloon. Ad avvolgere la figura del King vi è un’immagine circolare al cui interno è rappresentato un drago, simbolo tradizionale cinese di saggezza, potere e fortuna. Oltre all’inserimento di elementi figurativi che la discostano dal puro writing, è da notare che l’opera non sia stata eseguita su strada, bensì realizzata in studio, in acrilico su tela, per essere esposta in una mostra. Sebbene, dunque, non sia un’opera di writing in senso stretto, la riproduzione di caratteri in stile calligrafico e l’esplicito riferimento a uno dei primi writer cinesi, ne definiscono comunque un forte legame rispetto all’idea di arte di strada da cui il concept dell’opera si origina.

Tav. 27. Fan Sack, King of Kowloon, 2011, acrilico su tela. Cortesia dell’artista.

Nonostante Fan Sack realizzi anche opere destinate al mercato dell’arte, il fine ultimo della sua attività è quello di creare per comunicare, creare ovunque. Non solo nella sua città natale: «Voglio condividere i miei lavori con quante più persone possibili perché credo nel karma. Per me, quando ci apriamo al mondo, riceviamo necessariamente. Questo è il motivo per cui i luoghi pubblici rappresentano lo spazio più bello per la creazione, i dipinti possono parlare a tutti, è molto diverso da una galleria privata dove vengono solo le persone interessate» (ibid.).

La predilezione dell’artista è dunque quella di realizzare le sue creazioni all’aperto, in strada, pur se negli ultimi anni la sua arte si è allontanata sempre più dal semplice writing per abbracciare la figurazione e Fan Sack è identificabile più come uno street artist che non un semplice “graffitaro”. Un esempio di questa deviazione è l’opera Wushen zhi shu 無神之樹 (L’albero dell’ateismo, Tav. 29), realizzata nel 2015 su un muro del XII distretto di Parigi. In quest’opera Fan Sack rappresenta alla base una scimmia, che copre i propri occhi con una foglia, immersa nel mare, continuando a marciare dritta per la sua strada, ma con gli occhi coperti. A guidarla, sopra di lei, c’è l’uomo dotto, simbolo della scienza e del sapere. A seguire, viene rappresentato il Signore del Cielo, simbolo della religione e del potere creativo del dao che viene sovrastato dalla figura di Picasso, simbolo dell’arte. Infine, nella parte più alta, è raffigurato un cervello coronato da una luce vibrante, simbolo della saggezza. Gli occhi della scimmia sono rappresentati con un rosso magenta e la foglia che li copre con del verde brillante, unici due elementi che spiccano e vanno a catturare gli occhi dello spettatore, immerso totalmente in questo spazio etereo e silenzioso. L’immagine della scimmia diventa per Fan Sack una cifra stilistica che ritroviamo in quasi tutte le sue opere. Questo animale, per la cultura tradizionale cinese, è simbolo di intelligenza e furbizia, mentre per la tradizione tibetana, che lo inquadra anche come un bodhisattva, cioè un essere che cerca l’illuminazione aiutando gli altri esseri senzienti grazie all’esperienza della suprema conoscenza, è simbolo della coscienza sensibile, seppur dominata dall’incostanza. A partire da questa immagine, sovrapponendo le raffigurazioni del Signore del Cielo, di Picasso e di un cervello umano, Fan Sack intende proseguire la sua sperimentazione iconografica rappresentando un legame indissolubile:

Per me arte, scienza e religione sono un tutt’uno. In quanto esseri umani, noi vogliamo sapere chi siamo, da dove veniamo, perché siamo qui e quale sia la relazione tra la natura e l’universo. Sebbene arte, scienza e religione siano tre discipline molto diverse fra loro e ognuna di esse abbia un’applicazione diversa nel mondo, per me hanno tutte un unico punto di origine. È come immaginare un albero: parte tutto da uno stesso tronco, con delle radici ben salde. Da questo grande tronco, poi, nascono le tre discipline e diventano tre rami differenti. Le mie opere parlano proprio di questo. (Ibid.)

Tav. 29. Fan Sack, Wushen zhi shu 無神之樹 (L’albero dell’ateismo), serie Enter the oeil, 2015, vernice spray e acrilico su muro, Parigi, XII distretto. Cortesia dell’artista.

In quest’opera, infatti, le tre immagini (il Signore del Cielo, Picasso e il cervello) che partono dalla figura della scimmia, simbolo della natura umana, sovrastata da un’astronauta, simbolo dell’esplorazione, rappresentano il legame indissolubile fra queste tre discipline (rispettivamente religione, arte e scienza), che sono infatti parte di «un unico grande albero» da cui si diramano per fornire all’essere umano tutto ciò che di più essenziale possa offrirgli la vita. Il tutto dipinto su uno sfondo di colore blu intenso puntellato da stelle, che diviene simbolo dello spazio aperto e dell’universo. L’opera appena descritta fa parte di una serie dal titolo Enter the oeil, caratterizzata dalla presenza dell’immagine della scimmia, del colore blu e dell’idea triadica di unione tra scienza, arte e religione. Un’opera appartenente a questa serie, ma realizzata in acrilico su tela, è stata esposta in un’importantissima mostra intitolata Dalí fait le mur tenutasi dall’11 settembre 2014 al 15 marzo 2015 presso l’Espace Montmartre di Parigi. Si tratta di un’esposizione che crea un forte parallelismo tra l’arte di strada e il mondo surreale del maestro Salvador Dalí. Ai 22 street artist15Alla mostra sono state esposte le opere di 22 artisti: Akiza, Artiste Ouvrier, Fred Calmets, Codex Urbanus, Btoy, Hadrien Durand-Baïssas, Jadikan, Jérôme Mesnager, Les King’s Queer, Kool Koor, Kouka, Levalet, Thomas Mainardi, Manser, Nikodem, Nowart, Paella, Pioc PPC, Sack, Speedy Graphito, Valeria Attinelli e Zokatos. chiamati a partecipare è stata data carta bianca per la creazione di opere che ricalcassero l’onda creativa dell’artista surrealista spagnolo. Come Dalí, gli artisti di strada non impongono alcun limite all’ispirazione e ai materiali cui attingere, ma al di là del processo artistico ciò che li accomuna è la maniera di svelare il mondo: provocatoria, iconoclasta, selvaggia. Le tele del genio surrealista e le multiformi creazioni degli artisti contemporanei si mostrano così al pubblico fianco a fianco, in un allestimento che prende ispirazione dai due universi. Una mostra che, partendo dalla street art, arriva dritta al cuore pulsante del surrealismo, seguendo quel filo conduttore che unisce entrambi gli stili per la loro naturale propensione all’essere anticonvenzionali (Hauer 2014).

Nell’opera di Fan Sack esposta in mostra, Salvator Dalí diventa l’equivalente del Picasso dell’opera precedente e dal corpo di un’astronauta, simbolo della scienza e da cui si intravede lo spazio e quindi l’universo, prendono forma come matrioske una scimmia, simbolo della natura umana, seguita da un Buddha, simbolo della religione, e infine in alto il ritratto di Salvador Dalí, la figura simbolo dell’arte surrealista. Sopra il capo di Dalì si erge l’immagine di un cuore con all’interno un occhio onniveggente, da cui si irradiano cerchi concentrici colorati, che rappresenta “l’occhio vigile”, sempre puntato in avanti e rivolto al futuro. L’artista descrive così il suo lavoro:

Questa è una delle opere che preferisco, dove la mia creazione viene esposta accanto a quella del leggendario Keith Haring. Una vera emozione. Attraverso questa immagine ho deciso di comunicare allo spettatore una mia visione della religione, della natura e della scienza, portandolo nel mio immaginario e dandogli la piena libertà di interpretazione ed emozione. (Ibid.)

Pur non essendo un graffito, in quest’opera il legame con l’arte di strada è evidenziato da due elementi: l’opera è inserita in una mostra dedicata alla street art e a cui prendono parte street artist di fama internazionale; grazie a questa mostra Fan Sack conierà il concetto di graffuturisme, una forma inedita di graffitismo che guarda al futuro attraverso l’immagine dell’occhio vigile da lui ritratta.

Oltre a opere di writing, di street art vera e propria e opere su tela che richiamano l’idea di arte di strada, come quelle sin qui analizzate, Fan Sack, come molti dei suoi colleghi (cinesi e non), si dedica da anni anche alla realizzazione di opere commerciali realizzate con i tipici strumenti e supporti dei graffiti, ovvero con vernice spray su muro. Un tipico esempio di questo tipo di opere è il grande Buddha addormentato realizzato nel 2016 presso il Masha Restaurant di Parigi, vicino alla Tour Eiffel. In quest’opera la veste del Buddha è interamente coperta dal noto marchio Louis Vuitton, assieme a una serie di sfere che, con ogni probabilità, sono il simbolo dei pianeti terrestri. Ai piedi del Buddha, su una scia di nuvole, vengono rappresentati una scimmia che suona uno strumento e altre figure simboliche dell’arte umana. Il colore dominante è il rosso, con sfumature che vanno dal rosa cipria al viola intenso. Nell’opera, Buddha indossa degli occhiali virtuali, simbolo della tecnologia moderna ma anche dell’optical art16L’optical art, nota anche come op art, è un movimento di arte astratta nato intorno agli anni Sessanta e sviluppatosi negli anni Settanta., andando a richiamare l’insegnamento delle scritture buddhiste secondo cui «tutto diviene spirito, dopo essere stato posseduto da forze malvagie»:

Una delle mie influenze è l’optical art degli anni Sessanta e Settanta, il che è molto consueto tra coloro che sono considerati stravaganti e fuori del comune. Tutto ciò è psichedelico. In Cina questo tipo di movimento, con il suo spirito di libertà, è molto interessante per la mia generazione, è stimolante. I nostri genitori non avevano idea di cosa stesse succedendo nel mondo occidentale in quel momento, non ne sapevano nulla. La Cina era ancora chiusa in quell’epoca. (Intervista 2019)

Fan Sack, Parisnirvana, Masha Restaurant, Parigi, 2018. Cortesia dell’artista.

In quest’opera Fan Sack unisce, dunque, sacro e profano, religione e business, Oriente e Occidente, arte e mercato dell’arte e lo fa in un modo alquanto provocatorio e, in questo, sembra richiamare le modalità tipiche dell’arte di strada.

Dal graffiti writing al graffuturisme, passando per la street art, fino ad arrivare alle più ricercate sperimentazioni in campo artistico su tela, nel corso della sua carriera Fan Sack si concentra sempre più insistentemente su opere di stampo prettamente buddhista, a prescindere dalla tecnica artistica utilizzata, raffigurando immagini tipiche della cultura orientale. La collezione di opere dal titolo Rupa (Fig. 14), esposta nel 2016 al J Plus Hotel di Hong Kong, è un tipico esempio di lavoro di ricerca e sperimentazione sull’arte intesa come rivelazione, dove l’artista esplica come religione, natura e scienza non solo facciano parte di un tutt’uno alla base della vita umana, ma diventino persino “legge universale” in grado di governare il mondo intero.

Fig. 14. Fan Sack, Rupa, serie Ape Karma, 2016, 100×100 cm, acrilico e foglia d’oro su tela, Hong Kong, J Plus Hotel. Cortesia dell’artista.

La parola stessa rupa è un termine buddhista che rappresenta la realtà, l’esistenza e la natura. La natura umana è rappresentata dalle figure scimmiesche, immerse nella tranquillità dello spazio circostante che dall’immenso blu passeranno al vibrante rosso. La scimmia è l’anima del dao, avvolta da un’aurea rosso fuoco. In alto a sinistra viene rappresentato l’occhio che tutto vede, noto anche come “occhio della provvidenza”, e a destra una scritta in alfabeto tibetano. In basso a sinistra, invece, vi è l’essere umano, rappresentato in preghiera e di fronte a lui, a destra, uno scienziato che tiene fra le mani una ciotola per l’elemosina. Tra i simboli buddhisti la ciotola per le elemosine simboleggia la via di mezzo tra il rigore, la frugalità e l’attaccamento alla vita, ma è indice anche dello stile di vita del monaco, che ogni giorno vive dei doni della gente. L’unione fra queste tre figure, tutte circondate da un’aurea di colore rosso, serve anche qui a rappresentare l’arte, la scienza e la religione, immerse in uno spazio aperto e magicamente paesaggistico. In quest’opera che sembra non avere nulla a che fare con l’arte dei graffiti, c’è una piccola notazione che ci ricorda quest’appartenenza, cui Fan Sack sembra non voler affatto rinunciare: l’occhio vigile qui rappresentato in alto a destra all’interno di un sole, come simbolo di unità, equilibrio, saggezza, coscienza spirituale e, soprattutto, illuminazione, è una reminiscenza della tag “YAN” utilizzata nelle opere di graffiti writing17Graffiti writing (tuya shuxie 涂鸦书写) – È un fenomeno sociale, culturale e artistico diffuso in tutto il mondo, nato come espressione spontanea e senza un intento dichiarato di un gruppo eterogeneo di ragazzi appartenenti a una sottocultura, l’hip-hop, che ha avuto origine nei ghetti newyorkesi degli anni Settanta. In italiano si può tradurre con il termine “graffitismo”, che denota l’atto dello scrivere il proprio nome d’arte, la tag, usando vernice spray o pennarello negli spazi pubblici. L’etimologia della parola “graffito” deriva dal latino gràphium, “stile per incidere”, che trae la sua etimologia dal greco gràphein (γράφειν) che significa indifferentemente “scalfire, incavare, disegnare”. Il termine writing, dall’inglese “scrittura, scrivere”, si riferisce all’esecuzione di graffiti, composti meramente da lettere o da caratteri. A questa modalità è legato uno studio del lettering, e quindi dello stile del carattere che deve avere sia la semplice tag che il pezzo. In Cina, il termine “graffiti” non si riferisce solo alla scrittura di lettere o caratteri come nel writing, motivo per cui i graffiti vengono chiamati anche tuya yishu 涂鸦艺术 (lett. arte dei graffiti), sottintendendo una vasta gamma di espressioni artistiche su suolo pubblico (molto più vicine alla street art). Un altro termine usato è tuya huihua 涂鸦绘画 (lett. pittura di graffiti) che si riferisce ai graffiti che contengono puppet. degli albori che si evolve con l’evolversi dell’arte di Fan Sack. Questo “occhio” figurativo diventa la nuova tag dell’artista che ritroviamo in moltissimi dei suoi recenti lavori, una sorta di vigile spioncino da cui gettare un nuovo sguardo sul mondo. Negli ultimi anni, quest’occhio è diventato il protagonista anche in alcune sue opere di street art in cui il bulbo oculare si è trasfigurato in un enorme cerchio, contenente continui rimandi figurativi alla tradizione cinese attraverso cui riflettere sul presente.

Fan Sack è dunque un artista in continua evoluzione e costante sperimentazione. Come spiega lui stesso:

Sto ancora provando, sto ancora sperimentando. Di fronte ai miei lavori, trovo importante che anche gli spettatori portino la loro interpretazione perché non voglio limitare il sentimento. Non creo un design pubblicitario con un messaggio unico molto diretto e identificabile. Voglio dare spazio per consentire alle persone di pensare, interpretare. Una pubblicità viene rapidamente dimenticata. Io invece vorrei che una persona che vede uno dei miei lavori per la prima volta, lo portasse con sé nella propria memoria, senza suggerirgli nulla in quel momento. Mi piacerebbe che lo analizzasse successivamente, per crearvi un pensiero. Se non c’è interazione tra me e il pubblico, il lavoro esiste solo per metà. (Boraccino 2019)

Vivere a Parigi, essere cinese ma al contempo voler diffondere la propria arte ovunque è il sogno nel cassetto dell’artista:

Qual è la mia identità? La Cina, perché sono cresciuto lì fino all’età di 20 anni, poi dieci anni fa ho piantato le mie radici altrove, in Europa. Come posso esprimere entrambe le mie identità? Penso che un’opera sia parte dell’anima di un artista e della sua visione del mondo. Voglio fare di tutto, sperimentare tutto e soprattutto non voglio limitarmi. Sono interessato a tutte le culture, a tutti i popoli, a tutte le classi. Sono nato in Cina ma prima di essere cinese, sono un essere umano. E sono venuto qui a Parigi per questo, per crescere e fare esperienza. Viviamo solo una volta. Devi fare quello che vuoi e farlo bene. Un giorno, e sarà lo stesso per tutti, tutto scomparirà. Questo è il motivo per cui preferisco rimpiangere di aver fatto invece di non aver fatto nulla. Ho fatto la scelta dell’avventura e infatti la vita continua ancora. (Ibid.)

Fan Sack è dunque un artista tout court che da semplice writer dedito, come tanti altri writer cinesi, a “bombardare” le strade di Chengdu con la sua tag e sperimentare varie forme di writing, si è trovato a creare opere sempre più elaborate, che vanno oltre la semplice arte di strada e sono arrivate fino alle gallerie. Tutta l’evoluzione artistica di Fan Sack rimane però sempre e comunque ancorata alle sue origini: il riferimento alla calligrafia su imitazione di chi ha “segnato” le strade prima di lui come il King of Kowloon, icona delle origini del writing, la partecipazione a eventi che stimolano i giovani writer a promuovere l’arte di strada (come il Simple Urban Plus Festival), l’utilizzo della bomboletta spray anche in opere indoor e incentrate sul business, l’inserimento all’interno delle proprie opere di simbologie sacre dell’arte buddhista e persino la coniazione del termine graffuturisme, un’arte stravagante, nuova e unica nel suo genere, sono tutte chiare indicazioni della sua costante attenzione all’arte dei graffiti e alla cultura cinese. Si può quindi definire Fan Sack un’artista complesso e multiforme e forse uno dei pochi, tra tanti suoi colleghi cinesi che hanno iniziato come lui, ad aver intrapreso una carriera fruttifera in continua evoluzione e di respiro internazionale.


Con Fan Sack si conclude questo excursus sull’arte dei graffiti in Cina, un fenomeno dal carattere inarrestabile e veicolo di forme espressive sempre nuove.

Speriamo che la nostra ricerca abbia aperto una finestra su aspetti in gran parte inesplorati della Cina di oggi, dando la possibilità di conoscere una cultura ricca e profonda come quella cinese, che riesce a trasmettere il suo fascino imperituro, sempre e comunque.