Si deve alla scrittura se io posso avere un’immagine mentale
della lingua come qualcosa di pensabile.

G.R. Cardona, Storia universale della scrittura, p. 24

Come sarebbe “la nostra civiltà” senza scrittura? Non possiamo saperlo perché i progressi raggiunti nelle conoscenze e nelle tecniche si sono basati da oltre cinquanta secoli su nozioni fissate da simboli convenzionali su un supporto più o meno duraturo, in modo da rendere determinati contenuti codificati, stabili e ogni volta verificabili. Alla scrittura si affiancano mezzi di comunicazione audio-visivi che la rendono a volte almeno in parte superflua o di supporto. Semplici espressioni ricorrenti sono spesso affidate a simboli extra-scrittori; in maniera inversa, testi stampati o digitali sovrabbondano, data la sempre maggiore facilità nel redigerli e trasmetterli, con contenuti a volte ripetitivi, quando non svianti, consentendo, tuttavia, una trasmissione rapida e capillare di conoscenze.

L’uso di tecniche alternative di diffusione del sapere ha prodotto conseguenze non indifferenti sull’antico mondo della comunicazione “alfabetizzata”. Una comunicazione che è stata – ed è tuttora – uno strumento alla base di progressi di varia natura e della quale le civiltà del passato hanno avuto la necessità, in vari casi indipendentemente l’una dall’altra, ma per ragioni analoghe. Tra le scritture che si sono formate in maniera indipendente sussistono ai giorni nostri quella così detta alfabetica nata nel Vicino Oriente, con le varietà che ne sono derivate, e quella originatasi in Cina. Il sistema del Vicino Oriente è all’origine dell’alfabeto, la scrittura “che usiamo noi”: la sua lunga storia vale la pena di essere ricostruita perché è strettamente intrecciata con i percorsi delle società che tuttora la usano e con le caratteristiche delle culture che si sono formate in Oriente e in Occidente, interagendo tra loro in complessi percorsi storici.