2.6. Shabti di Ty

Sebbene la proprietaria di questa statuetta (Drioton 1943, pp. 15-25; Sandman 1938, p. 177; Murnane 1995, p. 182; van Dijk 1997, pp. 40-41, fig. 5) sia generalmente nota come Py, si è qui preferito seguire l’interpretazione del suo nome proposta da van Dijk, il quale ha identificato la proprietaria con Ty, moglie di Ay.

Possa tu respirare la dolce brezza del vento del nord e andare al cielo sulle braccia dell’Aten vivente. Le tue membra protette, il tuo cuore felice, senza che nulla di male possa accadere alle tue membra e senza putrefazione.
Possa tu seguire Aten quando egli appare all’alba e fino a che non si verifica il suo tramonto dalla vita.
Acqua per il tuo cuore! Pane per il tuo ventre! Stoffe per coprire le tue membra!
O
shabti, se tu sei scelto, se tu sei convocato o se tu sei preso in considerazione per fare [un lavoro], ‘Eccomi!’ tu dirai. La grande favorita di Uaenra, l’ornamento del re Ty, possa ella vivere e essere in salute!

Tra le numerose domande ancora senza risposta relative alla politica religiosa di Akhenaten, una riguarda di certo la diffusione del culto dell’Aten in Egitto e in che modalità la figura della divinità fu recepita e accolta dalla popolazione. Ci si chiede inoltre se il programma edilizio di Amenhotep IV/Akhenaten avesse previsto la costruzione di edifici sacri anche al di fuori di Tebe e di Akhetaten. Blocchi e talatat1Vedi Glossario – TALATAT: Blocchi di pietra di piccolo formato, circa 52x26x22 cm e dal peso di circa 40 kg, utilizzati come mattoni. Il fatto di utilizzare blocchi dalle medesime dimensioni permise di costruire edifici in maniera molto più rapida. a nome del sovrano sono stati infatti rinvenuti in diverse località – ad esempio Gebel Barkal, Akhmin, Kerma, Heliopoli, Assiut, Ashmunein e nel Fayum – ma in molti casi non è chiaro se essi appartengano a strutture erette in quei luoghi o se vi siano stati trasportati dopo che gli edifici tebani e di Akhetaten furono smantellati. Con ogni probabilità, Akhenaten eresse edifici per l’Aten perlomeno ad Abido e Menfi.

Sulla base delle fonti disponibili, testi che esprimono un rigoroso atenismo – all’interno dei quali nessuna divinità trova spazio eccetto il dio sole – si incontrano soprattutto a Tebe e ad Akhetaten. L’atenismo sembra essere stata una questione locale, associabile a un numero limitato di persone, appartenenti alla ristretta cerchia della corte o che occupavano ruoli e posizioni di prestigio all’interno della comunità della nuova città. Il sistema religioso attivato da Akhetaten appare, a ben guardare, fragile. Persino nella stessa Akhetaten, scavi archeologici hanno portato alla luce, all’interno delle abitazioni di privati, numerose testimonianze di alcune tradizionali divinità egiziane: piccole figure della cosiddetta triade osiriana – Osiri, Isi2Vedi Glossario – ISI: Il nome di questa dea è scritto attraverso il segno geroglifico che rappresenta il trono, a indicare il suo legame con la regalità. Era sorella e sposa di Osiri. Dopo la morte di quest’ultimo per mano di Seth, Isi intraprese una lunga ricerca per ritrovarne le membra disperse e ricostruirne il corpo. Riuscì poi a concepire col marito defunto il figlio Horo. Isi, oltre a essere la madre per eccellenza, era ritenuta una grande maga, in grado di proteggere da ogni pericolo. e Horo – ma anche altri dei assai popolari tra la popolazione, come la dea Tauret, gli dei Bes e Shed, il «Salvatore», o la dea Sekhmet, associata alla medicina (Hari 1984; Stevens 2003 e 2006). Benché si tratti perlopiù di piccoli oggetti e figurine, la loro presenza è comunque significativa, soprattutto in considerazione del fatto che nelle case di Akhetaten si venerava, all’interno di piccole strutture per il culto domestico, anche la triade atenista, composta dall’Aten, suo figlio Akhenaten e la regina Nefertiti (Fig. 17). Indipendentemente da quelle che fossero le reali convinzioni religiose degli abitanti di Akhetaten, il fatto che le tombe nelle colline della città fossero un privilegio elargito da Akhenaten in persona fece sì che i testi al loro interno non potessero che rispecchiare le dottrine promosse dallo stesso sovrano.

Fig. 17. Stele di un culto domestico (Berlino, Ägyptisches Museum 14.145).

Assai diverso è il caso degli oggetti e dei testi provenienti da abitazioni private o da contesti funerari al di fuori di Amarna, sui quali la corte difficilmente avrebbe potuto esercitare un controllo diretto. Oltrepassati i confini di Akhetaten, la popolazione pare aver perlopiù continuato ad adorare gli antichi dei. Molti aspetti delle dottrine dell’Aten non furono forse compresi o, in zone lontane dalla capitale, semplicemente ignorati. In molti casi l’Aten deve essere apparso come una nuova divinità, da aggiungere alle decine e decine di dei presenti nell’affollato pantheon egiziano. La ricostruzione dei fenomeni religiosi dell’epoca di Akhenaten è resa ancora più complessa dalla difficoltà di datare con precisione le fonti disponibili all’interno del brevissimo periodo di circa 17 anni del suo regno. Infatti, diverse divinità, tra cui lo stesso Osiri, ricorrono nelle fonti di privati risalenti al regno di Amenhotep IV/Akhenaten (Smith 2017, pp. 278-285). Ma a quale periodo risalgono? Ad esempio, una statua della prima fase della XVIII dinastia portava i nomi di Amon-Ra e Osiri; durante il regno di Amenhotep IV/Akhenaten il nome del dio tebano fu cancellato e sostituito con quello di Aten-Ra, mentre il nome di Osiri non venne toccato (El-Damaty 1990, p. 5).

L’archeologo Dr. Alain Zivie presenta alcuni reperti provenienti dalla Tomba del ministro Aper-el, XVIII dinastia, 1353-1335 a.C., conservati all’Imhotep Museum di Saqqara. Ulteriori approfondimenti sono disponibili sul sito web Heritage Key. © Copyright 2019 Business Trends Around the Globe.

In alcuni sigilli rinvenuti nella tomba del visir Aper-El a Saqqara, il re Neferkheperura, nome d’intronizzazione di Amenhotep IV/Akhenaten, è definito «amato di Unnefer (wnn-nfr)», ossia «colui che è perpetuamente perfetto», un epiteto tipico di Osiri. Su una stele a nome di Panehsy, un uomo e una donna sono rappresentati mentre adorano l’immagine del disco con i raggi, tipica dell’Aten, mentre le iscrizioni menzionano gli dei Horakhty e Atum. I testi provenienti dalla tomba di Ptahmay da Giza, oltre a Aten, menzionano Ra-Horakhty e Atum, mentre uno dei suoi parenti, Mehy, raffigurato all’interno della tomba, è chiamato «l’osiri». Quest’uomo morì prima dei membri della famiglia e in un periodo in cui l’appellativo «osiri» era ancora tollerato? Oppure si trattò di una disattenzione da parte di colui che incise il testo, il quale scrisse qualcosa che non avrebbe dovuto? Ma anche in un’altra stele, proveniente da Saqqara e oggi al Cairo, le formule d’offerta menzionano Aten, mentre il suo proprietario di nome Huy è definito un «osiri». Questi documenti potrebbero appartenere a un periodo iniziale del regno di Amenhotep IV, quando lo stesso sovrano non esitava ad associarsi ad altre divinità, oppure potrebbero essere la dimostrazione dell’ambiguità con cui Aten fu compreso dalla popolazione al di fuori di Amarna.

Il problema della datazione è amplificato dal fatto che in questo tipo di fonti il re, quando presente, è chiamato Neferkheperura Uaenra che, a differenza degli altri nomi, non fu mai abbandonato.