Introduzione

Alla metà del XIV secolo a.C., il re d’Egitto Amenhotep IV/Akhenaten (1353-1336 a.C. circa)1Vedi Cronologia, Nuovo Regno, XVIII dinastia tentò di imporre il culto di un unico dio, Aten, la cui fortuna durò poco più di una quindicina d’anni – un lasso di tempo assai ridotto all’interno della millenaria civiltà egiziana. Eppure, questa divinità e il suo re hanno lasciato un segno profondo nella storia delle religioni.

Le vicende del regno di Amenhotep IV/Akhenaten sono state più volte narrate e costituiscono una delle grandi storie dell’Egitto antico; il periodo conobbe una serie d’incomparabili personaggi, alcuni dei quali molto noti al grande pubblico, come la regina Nefertiti e il successore Tutankhamon. Ma è in primo luogo la peculiarità del comportamento di Amenhotep IV/Akhenaten a rendere questo sovrano tra le personalità più originali e rilevanti della storia egiziana. Nessuno dei suoi contemporanei avrebbe forse potuto prevedere che il giovane principe – figlio del grande Amenhotep III (1390-1353 a.C. circa) e della regina Tye – che era salito al trono d’Egitto intorno al 1353 a.C., morisse appena 17 anni dopo con una pessima fama, ritenuto un nemico le cui idee dovevano essere osteggiate e il nome dimenticato. Infatti, se negli anni immediatamente successivi all’incoronazione il nuovo faraone2Vedi Glossario – FARAONE: Il termine deriva dall’antico egiziano per-aa, che significa la «grande casa». Nelle epoche più antiche era utilizzato per designare il palazzo regale. A partire dalla XVIII dinastia per-aa iniziò a essere utilizzato per indicare anche la persona del sovrano. si comportò, almeno in apparenza, in maniera piuttosto convenzionale, egli esibì ben presto una forte dose di risolutezza e indipendenza di spirito. Soprattutto a partire dal quinto anno di regno, egli prese una serie di decisioni – in ambito politico-religioso ed estetico – che lo collocarono al di fuori del solco della tradizione. Attraverso un nuovo sistema figurativo, il sovrano, affiancato dalla moglie Nefertiti, si presentò come l’iniziatore e il propagatore di una religione votata al culto dell’unico dio Aten, un termine già utilizzato in alcuni testi più antichi per indicare il disco del sole. Che il giovane re fosse consapevole di una tensione tra i principi religiosi tradizionali e la forza innovatrice delle sue idee è confermato dal fatto che modificò il suo stesso nome. In un gesto di totale rottura con il passato, disconobbe il proprio nome “Amenhotep”, che faceva riferimento al dio Amon di Tebe – che all’epoca si vantava di essere il «re degli dei» – a favore di un nome mai udito prima e che lo legasse al dio Aten, “Akhenaten”.

Anche il nome e l’immagine della divinità subirono una profonda trasformazione. Nei testi, essa non fu più conosciuta solo e semplicemente come Aten, ma attraverso un lungo nome, che venne iscritto – al pari dei nomi regali – all’interno di due cartigli e che doveva costituire una sorta di descrizione della natura stessa della divinità. Allo stesso modo, la sua immagine doveva evocarne l’aspetto percepibile alla vista e ai sensi, in primo luogo la luce e il calore emanati dall’astro. Il nuovo culto non fece più pertanto ricorso alla consueta immagine divina – così tipicamente egiziana – legata all’antropomorfismo e zoomorfismo, bensì a una raffigurazione astratta del sole, un disco dotato di raggi, un richiamo a ciò che tutti gli esseri viventi potevano vedere nel cielo diurno.

Appare ovvio che Akhenaten vada inserito e compreso in relazione all’Egitto della sua epoca, caratterizzata da grandi conquiste e mutamenti culturali. Tuttavia, è difficile ricostruire in maniera coerente gli avvenimenti che contraddistinsero il suo regno. Le fonti a disposizione, sebbene numerose, sono antiche di oltre tre millenni e mezzo, incomplete e non sempre di facile interpretazione. Inoltre, benché utilizzare alcuni modelli politici e religiosi per comprendere un sovrano vissuto nel II millennio a.C. sia molto rischioso, è indubbio che la questione della creazione di un culto a favore di un unico dio da parte di Akhenaten abbia molto a che fare con il modo in cui la sua figura è interpretata e col fascino che è ancora in grado di esercitare. A ciò si associano le valutazioni su di lui come uomo e come re che hanno oscillato da un giudizio entusiasta – che lo ha dipinto come il primo “individuo” e monoteista, un uomo che si è distaccato dalla lunga lista di convenzionali predecessori per diffondere idee molto al di sopra della capacità di comprensione della sua epoca – sino ad arrivare a un giudizio del tutto negativo, che lo presenta come un fanatico, un tiranno, il cui operato ebbe l’unico risultato di indebolire l’Egitto. Alcuni hanno ritenuto di trovarsi dinnanzi alla prima svolta monoteistica nella storia, a un’adorazione sincera da parte del re verso un unico dio-sole, in grado di esprimere, da solo, tutto il divino. Per altri la questione religiosa fu un mero strumento utile a imporre una sorta di totalitarismo teocratico, che mirava a collocare al centro dello stato egiziano il potere indiscusso del faraone. Purtroppo, la domanda centrale sul regno di Akhenaten, riguardante le motivazioni che furono alla base delle sue scelte, attende ancora una risposta. In sintesi, per quale ragione ai nostri occhi, al pari di quelli dei suoi contemporanei, Akhenaten ci sembra agire così controcorrente.

Il mio scopo principale, nello scrivere questo libro, è stato quello di fornire un’introduzione alla religione del dio Aten attraverso la lettura e il commento di un gruppo di testi che toccano un periodo di circa quarant’anni della storia egiziana, dalla fine del regno di Amenhotep III, padre di Akhenaten, sino a quelli dei suoi immediati successori, Tutankhamon (1332-1322 a.C. circa) e Ay (1322-1319 a.C. circa)3Vedi Cronologia, Nuovo Regno, XVIII dinastia.. Per la prima volta il lettore ha a disposizione la traduzione in lingua italiana, da me condotta sui testi originali, di una selezione di testi che aiutano a comprendere il complesso sviluppo delle dottrine di Aten.

Non si tratta, si badi, di un corpus omogeneo di testi; essi provengono, infatti, sia da contesti regali sia privati, iscritti perlopiù su stele e sulle pareti di templi e tombe di funzionari dell’epoca. I testi sono presentati secondo un ordine cronologico; alcuni di essi sono invece inclusi in un’appendice finale, al fine di rendere più agevole la lettura del volume. I testi toccano diverse questioni relative ad Aten come dio unico alla corte di Akhenaten e a come i funzionari che ne abbracciarono il culto venerassero re e dio, indissolubilmente legati nel loro destino. Come si vedrà, alcuni testi, soprattutto quelli provenienti dalle tombe dei funzionari, toccano temi simili, che tendono a ripetersi, seppure espressi non di rado attraverso una variegata fraseologia; tale fenomeno è di per sé un dato significativo, che testimonia quanto coloro che adorarono Aten, benché condividessero un comune sentimento religioso, tentassero di rendere il loro modo di accostarsi al divino unico e personale.

Val forse la pena di aggiungere che i testi presentati sono il frutto di una mia scelta e, come tale, del tutto opinabile. Alcuni testi sono stati scelti perché ritenuti fondamentali dal punto di vista storico-religioso, altri per le loro particolarità, altri ancora sulla base del mio gusto personale. Ho comunque tentato di creare, per quanto mi è stato possibile, un quadro armonico e coerente sulla nascita, la vita e il tramonto del dio Aten.